La Grecia permane come un paesaggio interiore piuttosto che come un paesaggio geografico, come una metafora del regno immaginale che ospita gli archetipi sotto forma di Dei. Possiamo perciò leggere tutti i documenti e i frammenti del mito rimasti dall’antichità come resoconti o testimonianze dell’immaginale. L’archeologia diventa archetipologia, più che una storia letterale essa rivela le eterne realtà dell’immaginazione e ci parla di ciò che è in atto ora nella nostra realtà psichica (J. Hillman, Saggio su Pan)

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Immaginare è indispensabile. Visualizzare la destinazione e prima ancora il prossimo passo è l’unico mezzo reale di progressione nella vita, in qualunque idea di esistenza prima ancora che nel mondo. Quello che chiamiamo mondo è l’insieme reticolato delle nostre immaginazioni comunicate, l’esito della nostra percezione comune, una sfera luminosa di contributi creativi, elaborati e conclusi dall’immaginazione di ciascuno, in una convenzione parziale di intento e di figurazione.

Immaginare correttamente pone una condizione imprescindibile: l’immersione nella realtà. Definiamo realtà la nostra sola fonte di energia. Possiamo visualizzare facilmente il modo in cui operare la distinzione: il nostro corpo sano in quanto fascio di recettori ed espressori individua facilmente la fonte energetica e ad essa si rivolge, ne distingue polarità e peculiarità, attraverso l’esperienza e l’intelligenza impara lentamente a volgersi nella direzione economicamente più utile, a raccoglierne i frutti più nutrienti e gustosi, a poggiarci i piedi e la testa, a goderne.

Il fantasticare è l’immaginazione sradicata dalla fonte di energia. La nostra fonte naturale di energia, la condizione magnetica che ci permette crescita e sviluppo sani, va tenuta ben stretta, non ci possiamo permettere di trascenderla a lungo. Fantasticare non è una opzione deviante che potrebbe essere sopportata, piuttosto è l’inverso dell’immaginare. Come l’intrattenimento opposto all’azione artistica, il fantasticare ci allontana dal nostro scopo, che l’immaginazione individua e tiene a fuoco. L’immaginazione è quella del seme che tende alla luce, il fantasticare sogna il fagiolo magico di Jack.

Connessi alla fonte visualizziamo la destinazione in modo semplice e chiaro, una volta perduto il legame vediamo le pareti della nostra mente invece del panorama, ci chiudiamo in una pericolosa mancanza di intelligenza con l’universo. Il punto è che non siamo isolati dalle correnti planetarie che ci informano e ci guidano. L’atto dell’immaginare non ha nulla, possibilmente, di arbitrario o personalmente riferito. L’azione creativa è possibile solo in un concerto di forze che pur avendo radici e destinazioni comuni, non ha niente di convenzionale. L’immensa complessità si palesa nella forma per noi comprensibile.

L’archetipo, la forma essenziale, è però sempre presente, pure quando essa sia ancora inconcepibile, illeggibile, essa è sempre in atto. Come la via del pellegrino, attraverso le grandi cattedrali continentali, è costellata di archetipi indispensabili a completare la sua visione, così ogni percorso stesso sulle vie nutrienti genera l’immagine. Questa immagine, la stupenda visione che essa permette, è il livello di percezione della realtà più adatto a noi. Qualunque indice di gradevolezza essa possa contenere è il solo che per il momento possiamo accettare. Solo il cammino attraverso l’intera sequenza ci illuminerà.