“Un’ ultima affermazione. Il linguaggio, questa categoria militare e normata, non è lo strumento più adatto a fare da interprete alla non causalità e dalla disgiunzione. Ne deriva che, se vi soffermate sulle parole della mia argomentazione e cercate la maniera di rigirarle e di smentirle, forse ci riuscirete, ottenendo così un divertente scacchismo verbale e un breve svago dello spirito nel vedere confermata la superiorità della vostra dialettica di uomo leggente rispetto alla mia di uomo che scrive. Ma se, andando oltre i sotterfugi orali, proverete ad approfondire la sostanza di ciò che affermo, sentirete come la vita massiccia si screpola e si disperde. Il vostro Io consumerà il proprio gioioso e definitivo suicidio; le opinioni più antitetiche non si smentiranno mai; l’Eternità, raggrinzita, sarà contenuta nella breve scheggia del presente; si frantumeranno le formidabili ombre teologiche, e lo spazio infinito crollerà con la sua esorbitanza di stelle.”
— Jorge Luis Borges, ultimo paragrafo de “Il cielo azzurro è cielo ed è azzurro”, in “ Il prisma e lo specchio “, Adelphi 2009.